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L'"uomo dal naso di cane", il sagax, è una delle figure di maggior rilievo descritte in questa breve e originale storia dell'intelligenza pratica in Roma antica; un'intelligenza orientata verso l'azione e che si muove tra percezione sensoriale e acuto discernimento, tra memoria del passato e previsione di un futuro imminente. Per molte attività dell'ingegno è possibile reperire nei testi antichi un inventario di efficaci metafore e, non poche volte, è proprio il corpo a fornire materia simbolica alla rappresentazione latina dell'intelligenza e delle sue forme. "Prevedere", "toccare con mano" la realtà, "subodorare" la strada giusta non sono soltanto metafore fisiologiche di intuizione e deliberazione intellettuale, ma saperi efficaci che si spendono sul piano concreto delle relazioni sociali e che finiscono col mostrare inevitabilmente i loro effetti anche sul piano etico o del saper essere. Esperti del mondo e astuti nel deliberare le strategie più opportune per pervenire alla risoluzione pratica di un problema, i prudentes, i callidi e i sagaces sono figure dell'uomo romano che unisce sapere pratico e discernimento intellettuale nell'agire quotidiano. In questo delicato equilibrio l'intelligenza si fa arte del saper vivere.